Luogo: Riva San Vitale
Progetto: 2013
Realizzazione: 2021-2023
Genere di intervento: ristrutturazione
Committente: Comune di Riva San Vitale
Fotografie: Simone Mengani Fotografo
Il centro scolastico comunale di Riva San Vitale, progettato e costruito a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 dagli architetti Galfetti, Ruchat e Trümpy rappresenta sicuramente uno degli esempi più interessanti in Ticino della nuova edilizia scolastica del dopoguerra.
La rapida crescita demografica e le importanti riforme pedagogiche nel sistema scolastico ticinese imposero infatti negli anni ’60 la costruzione urgente di molti nuovi edifici scolastici. I progetti delle nuove scuole, che tennero in conto le nuove concezioni educative più libere e comunitarie, assunsero quindi il ruolo di laboratorio architettonico verso l’architettura contemporanea.
Flora Ruchat, Aurelio Galfetti e Ivo Trumpy, da poco diplomati, e nemmeno trentenni, progettarono la nuova scuola a partire dal 1962, ispirandosi all’architettura di Le Corbusier, in particolare al progetto del Lotissement Durand a Oued Ouchaia ad Algeri del 1933 (ripreso da Le Corbusier anche per l’unico suo progetto ticinese, quello per gli edifici sul delta della Maggia a Locarno).
I primi due blocchi della scuola elementare furono inaugurati nel 1964; nel 1968 fu aperta la scuola materna, nel 1970 gli altre tre blocchi della scuola elementare e nel 1973 fu conclusa la palestra.
Dopo oltre mezzo secolo si è reso necessario un intervento di restauro del complesso scolastico, che nel frattempo è stato inserito nell’Elenco dei beni culturali tutelati a livello locale.
Il nostro studio nel 2014 si è aggiudicato l’incarico per il restauro del complesso scolastico; dopo vari approndimenti, il Municipio di Riva San Vitale ha dato avvio al restauro della scuola elementare, iniziato nel 2020; terminato il restauro del blocco 5, si sta ultimando quelli dei blocchi 1 e 2, per terminare con gli ultimi due blocchi nel 2023, mentre il restauro della scuola dell’infanzia e della palestra è rimandato a data da definire.
Il progetto affronta il delicato tema del restauro del Moderno con un atteggiamento di rispetto per una struttura architettonica di grande valore; l’architettura moderna, proprio per il suo carattere sperimentarle, è un’architettura fragile e delicata, e malgrado interventi puntuali di manutenzione – non sempre attenti e consapevoli – svolti negli anni, a più di cinquant’anni dalla sua costruzione richiede un intevento di restauro e di manutezione straordinaria.
Restaurare questo tipo di architettura significa risanare gli elementi costruttivi (le facciate si screpolano, gli intonaci si staccano, i ferri d’armatura appaiono ed arrugginiscono, i tetti fanno acqua, alcuni serramenti non chiudono più, le condotte dell’acqua e del riscaldamento perdono), ma nel contempo adeguare per quanto possibile gli edifici alle nuove esigenze odierne, alle nuove richieste funzionali e ai cambiamenti legislativi intervenuti nel frattempo. Il progetto di restauro è quindi il risultato di una somma di riflessioni puntuali che permettono di tracciare precise linee d’intervento, sia sull’involucro che sugli spazio interni.
Se sulle parti di calcestuzzo armato a vista deteriorate o già trattate in precedenza con rappezzi troppo evidenti si propongono degli interventi di risanamento puntuale, parecchi elementi originali (buona parte dei serramenti, delle finiture, dei rivestimenti di pareti e parte dei pavimenti, degli arredi) devono essere necessariamente sostituiti con nuovi elementi che però ripropongono dei materiali, dei disegni e delle proporzioni analoghi agli originali.
Le facciate in calcestruzzo armato:
dopo aver eseguito 4 campionature preliminari, in accordo con l’Ufficio dei beni culturali, è stato possibile definire la strategia di restauro di queste parti. Questi elementi (pilastri, travi, solette, parapetti, scale) sono dapprima ripuliti con un getto d’acqua a bassa pressione, o con sabbiature nelle zone più imbrattate o sporche; in seguito vengono asportate le malte degli interventi precedenti non più connesse e scarificate le parti di calcestruzzo deteriorate in corrispondenza di ferri d’armatura corrosi; dopo l’asportazione della ruggine i ferri vengono trattati con convertirori di ruggine e con una specifica malta polimero cementizia di protezione, per poi applicare una malta cementinzia passivamente, fino a 1 cm dalla superficie. Dopo questi intereventi preliminari interviene il restauratore che applica a cazzuola la malta tixotropica minerale, con una percentuale (circa 20%) di sabbia, polveri e graniglie di marmo; il tono della nuova malta viene poi adeguato alla superficie circostante con un prodotto a base di sol di silice, e per finire viene applicato su tutta la superficie a pennello un prodotto a base di resine silossaniche come protezione idrorepellente.
I serramenti:
buona parte degli eleganti serramenti in acciaio della scuola elementare erano giunti al limiti del loro utilizzo; parte delle ante non erano più apribili (soprattutto quelli scorrevoli verso le terrazze), e le continue infiltrazioni di acqua avevano corroso molte parti; diverse zone presentavano situazioni nelle quali non era possibile garantire la sicurezza richiesta dalle norma antinfortuni. È quindi stato necessario sostituirli, con nuovi profili in acciaio a taglio termico dotati di vetri doppi securizzati dove necessario; piccoli adattamenti al disegno delle facciate hanno permesso di rispettare le norme di sicurezza garantendo nel contempo il rispetto della composizione architettonica originale.
Gli intonaci e i tinteggi:
praticamente tutti gli intonaci e i tinteggi originali erano stati oggetto di interventi di matenzione con materiali e colori diversi dagli originali. Dopo aver risolto un problema di infiltrazione di umidità tra i telai in calcestruzzo e le murature di tamponamento in cotto (con un taglio lungo lungo tutti i raccordi orizzontali e l’inserimento di un’apposita malta impermeabilizzante) si rimuovono tutti gli strati di finitura e alcune parti di intonaco di fondo particolarmente deteriorate; queste parti sono sostituite da un intonaco costituito da idrato di calce bianca, calce idraulica, pozzolana e un minimo di cemento bianco e successivamente si applica su tutti gli intonaci di fondo una nuova stabilitura minerale a base di calce e leganti idraulici; per finire viene eseguito il tinteggio a base di silicato liquido di potassio. Grazie anche ai consigli di Ivo Trumpy, abbiamo riproposto delle tinte originali dalla cartella Le Corbusier, un giallo ocra e un azzurro blu. Per le parti metalliche grazie alle analisi affettuate dal laboratorio della SUPSI e ad un lettore di colori NCS è stato possibile individuare una specifica tinta grigio verde, applicata ai serramenti, alle ringhiere e agli elementi di lattoneria.
Il restauro degli interni:
le finiture interne sugli intonaci sono state rifatte con stabiliture minerali successivamente tinteggiate. Buona parte delle porte interne sono state sostutuite, così come gli elementi di arredo in legno naturale e formica verde. Dopo aver sostituito buona parte delle condotte elettriche e tutte quelle sanitarie e di riscaldamento sono state posate delle nuove piastrelle di graniglia, fabbricate a Riva San Vitale, in corrispondenza delle tracce a pavimento; i rivestimenti e i pavimenti dei bagni sono stati sostituiti con prodotti analoghi a quelli esistenti.