Luogo:
Riva San Vitale
Progetto:
2013
Realizzazione:
In corso
Genere di intervento:
Ristrutturazione
Committente:
Comune di Riva San Vitale
Fotografie:
Simone Mengani
Il centro scolastico comunale di Riva San Vitale, progettato e costruito a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 dagli architetti Galfetti, Ruchat e Trümpy rappresenta sicuramente uno degli esempi più interessanti in Ticino della nuova edilizia scolastica del dopoguerra.
La rapida crescita demografica e le importanti riforme pedagogiche nel sistema scolastico ticinese imposero infatti negli anni ’60 la costruzione urgente di molti nuovi edifici scolastici. I progetti delle nuove scuole, che tennero in conto le nuove concezioni educative più libere e comunitarie, assunsero quindi il ruolo di laboratorio architettonico verso l’architettura contemporanea.
Flora Ruchat, Aurelio Galfetti e Ivo Trumpy, da poco diplomati, e nemmeno trentenni, progettarono la nuova scuola a partire dal 1962, ispirandosi all’architettura di Le Corbusier, in particolare al progetto del Lotissement Durand a Oued Ouchaia ad Algeri del 1933 (ripreso da Le Corbusier anche per l’unico suo progetto ticinese, quello per gli edifici sul delta della Maggia a Locarno).
I primi due blocchi della scuola elementare furono inaugurati nel 1964; nel 1968 fu aperta la scuola materna, nel 1970 gli altre tre blocchi della scuola elementare e nel 1973 fu conclusa la palestra.
Dopo oltre mezzo secolo si è reso necessario un intervento di restauro del complesso scolastico, che nel frattempo è stato inserito nell’Elenco dei beni culturali tutelati a livello locale.
Il nostro studio nel 2014 si è aggiudicato l’incarico per il restauro del complesso scolastico; dopo vari approndimenti, il Municipio di Riva San Vitale ha dato avvio al restauro della scuola elementare, iniziato nel 2020; terminato il restauro del blocco 5, si sta ultimando quelli dei blocchi 1 e 2, per terminare con gli ultimi due blocchi nel 2023, mentre il restauro della scuola dell’infanzia e della palestra è rimandato a data da definire.
Il progetto affronta il delicato tema del restauro del Moderno con un atteggiamento di rispetto per una struttura architettonica di grande valore; l’architettura moderna, proprio per il suo carattere sperimentarle, è un’architettura fragile e delicata, e malgrado interventi puntuali di manutenzione – non sempre attenti e consapevoli – svolti negli anni, a più di cinquant’anni dalla sua costruzione richiede un intevento di restauro e di manutezione straordinaria.
Restaurare questo tipo di architettura significa risanare gli elementi costruttivi (le facciate si screpolano, gli intonaci si staccano, i ferri d’armatura appaiono ed arrugginiscono, i tetti fanno acqua, alcuni serramenti non chiudono più, le condotte dell’acqua e del riscaldamento perdono), ma nel contempo adeguare per quanto possibile gli edifici alle nuove esigenze odierne, alle nuove richieste funzionali e ai cambiamenti legislativi intervenuti nel frattempo. Il progetto di restauro è quindi il risultato di una somma di riflessioni puntuali che permettono di tracciare precise linee d’intervento, sia sull’involucro che sugli spazio interni.
Se sulle parti di calcestuzzo armato a vista deteriorate o già trattate in precedenza con rappezzi troppo evidenti si propongono degli interventi di risanamento puntuale, parecchi elementi originali (buona parte dei serramenti, delle finiture, dei rivestimenti di pareti e parte dei pavimenti, degli arredi) devono essere necessariamente sostituiti con nuovi elementi che però ripropongono dei materiali, dei disegni e delle proporzioni analoghi agli originali.
Le facciate in calcestruzzo armato.
Dopo aver eseguito 4 campionature preliminari, in accordo con l’Ufficio dei beni culturali, è stato possibile definire la strategia di restauro di queste parti. Questi elementi (pilastri, travi, solette, parapetti, scale) sono dapprima ripuliti con un getto d’acqua a bassa pressione, o con sabbiature nelle zone più imbrattate o sporche; in seguito vengono asportate le malte degli interventi precedenti non più connesse e scarificate le parti di calcestruzzo deteriorate in corrispondenza di ferri d’armatura corrosi; dopo l’asportazione della ruggine i ferri vengono trattati con convertirori di ruggine e con una specifica malta polimero cementizia di protezione, per poi applicare una malta cementinzia passivamente, fino a 1 cm dalla superficie. Dopo questi intereventi preliminari interviene il restauratore che applica a cazzuola la malta tixotropica minerale, con una percentuale (circa 20%) di sabbia, polveri e graniglie di marmo; il tono della nuova malta viene poi adeguato alla superficie circostante con un prodotto a base di sol di silice, e per finire viene applicato su tutta la superficie a pennello un prodotto a base di resine silossaniche come protezione idrorepellente.
I serramenti
Buona parte degli eleganti serramenti in acciaio della scuola elementare erano giunti al limiti del loro utilizzo; parte delle ante non erano più apribili (soprattutto quelli scorrevoli verso le terrazze), e le continue infiltrazioni di acqua avevano corroso molte parti; diverse zone presentavano situazioni nelle quali non era possibile garantire la sicurezza richiesta dalle norma antinfortuni. È quindi stato necessario sostituirli, con nuovi profili in acciaio a taglio termico dotati di vetri doppi securizzati dove necessario; piccoli adattamenti al disegno delle facciate hanno permesso di rispettare le norme di sicurezza garantendo nel contempo il rispetto della composizione architettonica originale.
Gli intonaci e i tinteggi
Praticamente tutti gli intonaci e i tinteggi originali erano stati oggetto di interventi di matenzione con materiali e colori diversi dagli originali. Dopo aver risolto un problema di infiltrazione di umidità tra i telai in calcestruzzo e le murature di tamponamento in cotto (con un taglio lungo lungo tutti i raccordi orizzontali e l’inserimento di un’apposita malta impermeabilizzante) si rimuovono tutti gli strati di finitura e alcune parti di intonaco di fondo particolarmente deteriorate; queste parti sono sostituite da un intonaco costituito da idrato di calce bianca, calce idraulica, pozzolana e un minimo di cemento bianco e successivamente si applica su tutti gli intonaci di fondo una nuova stabilitura minerale a base di calce e leganti idraulici; per finire viene eseguito il tinteggio a base di silicato liquido di potassio. Grazie anche ai consigli di Ivo Trumpy, abbiamo riproposto delle tinte originali dalla cartella Le Corbusier, un giallo ocra e un azzurro blu. Per le parti metalliche grazie alle analisi affettuate dal laboratorio della SUPSI e ad un lettore di colori NCS è stato possibile individuare una specifica tinta grigio verde, applicata ai serramenti, alle ringhiere e agli elementi di lattoneria.
Il restauro degli interni.
Le finiture interne sugli intonaci sono state rifatte con stabiliture minerali successivamente tinteggiate. Buona parte delle porte interne sono state sostutuite, così come gli elementi di arredo in legno naturale e formica verde. Dopo aver sostituito buona parte delle condotte elettriche e tutte quelle sanitarie e di riscaldamento sono state posate delle nuove piastrelle di graniglia, fabbricate a Riva San Vitale, in corrispondenza delle tracce a pavimento; i rivestimenti e i pavimenti dei bagni sono stati sostituiti con prodotti analoghi a quelli esistenti.